Ovunque i numeri sembrano sancire la crisi profonda che sta vivendo la sinistra. Molti dei loro esponenti nostrani si interrogano sul perché un partito che alle europee del 2014 ha toccato il suo massimo storico adesso boccheggi.
Divergenze con l'elettorato? Antipatie verso i vertici? Proviamo a dare una risposta.
Prima di capire perché la sinistra é in crisi dobbiamo partire dall'inizio,dobbiamo capire cioè cosa si intende per sinistra.
Per sinistra sostanzialmente,si intendono tutte quelle posizioni politiche che professano l'uguaglianza e il progressismo ed é la collocazione naturale del comunismo.
Analizziamo ora la posizione della sinistra in ambito economico.
La sinistra ha una visione keynesiana dell'economia e mira alla sua nazionalizzazione, promuove il welfare state ed é contro la globalizzazione.
Fate fatica a trovare punti in comune tra la sinistra nostrana e ciò che ho appena scritto? Beh, anche io.
Faccio fatica a riconoscere questi valori in coloro che nel 1992 hanno svenduto il paese favorendo un golpe che poi è servito a spianare la strada alla creazione di questa Unione Europea.
Coloro che hanno abolito l'articolo 18, che reputano straccioni e zavorre i disoccupati che chiedono il reddito di cittadinanza, che promuovono campagne addirittura per l'abolizione del suffragio universale.
La classe operaia è ormai morta e i loro figli sono andati nelle università generando una classe dirigente proletaria per nascita ma padrona per ambizioni. Una classe dirigente che alle piazze preferisce sountuosi palazzi e incontra industriali e banchieri in cene da mille euro a cranio e poi continuano a chiedersi cosa è andato storto.
La sinistra in Italia non è mai esistita, da sempre è il passatempo ludico dei ricchi.
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